In data 15 dicembre gli alunni del triennio e le classi seconde del Denina Pellico Rivoira hanno incontrato in videoconferenza da Rore (Sampeyre) il Capitano e il Keniano bianco, come vengono chiamati nel mondo dello sport rispettivamente Bernard e Martin Dematteis.
L'incontro è stato una piacevole chiacchierata in cui i fratelli si sono messi a nudo e hanno coinvolto i ragazzi con la loro freschezza e spontaneità, mantenute intatte nonostante tutte le medaglie e i titoli accumulati nei mondiali e negli europei e vestendo 22 volte la maglia nazionale x cross e corsa in montagna. Martin stesso ammette “Siamo orgogliosi di essere conosciuti come persone che vanno d'accordo con tutti, in un mondo, quello dello sport, in cui non è facile superare le invidie, ma questo è il nostro carattere”.
Il titolo della conferenza era Dallo sport scolastico all'agonismo: le prime corse campestri organizzate dalla scuola superiore han fatto capire a Martin e Bernard che avrebbero potuto provare ad arrivare lontano e da lì hanno cominciato a sognare di fare della corsa il loro lavoro, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che sapevano ci sarebbero stati sul percorso. Bernard sottolinea “Ci deve essere però un equilibrio fra studio e sport. Lo sport deve divertire, ognuno ha il diritto di non essere un campione e di godersi lo sport fine a se stesso lasciando spazio alle altre cose, prima fra le quali la scuola. Noi per primi abbiamo fatto la nostra scelta solo una volta ottenuto un diploma”. A ventiquattro anni sono entrati nel gruppo sportivo dell'esercito, ma dopo due anni ne sono usciti e hanno cominciato a cercare sponsor per arrivare ad avere uno stipendio a fine mese. E sono riusciti nell'intento di guadagnarsi da vivere sfruttando la loro passione. Le prestazioni più forti emotivamente? “Arrivare in punta Viso battendo il record di Viale e toccare la croce sulla punta del nostro Re di Pietra dopo tanta pressione accumulata e sotto gli occhi di tutta la gente che era lì per noi, compresi i nostri amici, i nostri familiari”, commenta Bernard e aggiunge “Ancora adesso, quando torno da una gara o dal lavoro e guardo il Monviso, mi emoziono al pensiero di essere stato il più veloce a salirvi sopra”. Martin invece ricorda i campionati europei del 2016 in cui “Bernard, che ha un grande cuore - sottolinea - ha rallentato nell'ultimo rettilineo, mi ha aspettato, mi ha dato la mano e al traguardo mi ha detto: Vai tu, lo vinci tu!”. Le domande dei ragazzi continuano: “Avete mai pensato di mollare tutto?”. Martin risponde con una frase di J. Morrison “Quando credi che tutto sia finito tutto ha inizio” e continua “Tanti sono stati i momenti molto difficili, ma la vita è come una gara: si parte freschi, poi arriva il momento più faticoso in cui ti viene da mollare tutto ed è lì che devi iniziare a tenere duro e sbloccarti per arrivare al traguardo”. “Come avete vissuto il lockdown?”. “Male, è stata dura non fare gare, non allenarci come avremmo dovuto. In questo secondo periodo di restrizioni almeno ho potuto uscire di più perchè lavoravo part-time in un negozio di sport”, commenta Bernard. “Avete visto scorrettezze e ingiustizie nella vostra carriera sportiva?”. “Esistono anche nella corsa in montagna, seppur meno che in altri sport. Nel 2011, ai campionati europei, ero arrivato quarto. Il terzo classificato, un portoghese, è risultato, successivamente, positivo al doping. Io sono quindi risalito al terzo posto, ma non ho avuto gli onori della premiazione e paradossalmente neppure la medaglia, che sarà ancora in qualche cassetto”, risponde Bernard.
I fratelli Dematteis, entrambi esempi di costanza e dedizione in un mondo, quello dello sport, che non regala niente a nessuno, riconosciuti nell'immaginario della gente quasi come un'unica entità, cosa pensano uno dell'altro? “Bernard è un testone, se si fissa su una cosa, non va oltre”. “Martin è una testa matta”. Bernard ama disegnare e camminare in montagna, Martin la letteratura italiana e suonare il semitun. Il primo tiene sempre in tasca un angioletto di legno durante le gare, il secondo guarda sempre la stessa foto prima delle competizioni.
Chiudono la conferenza con un'esortazione per i nostri alunni: “Credete nei vostri sogni nonostante le difficoltà, siamo fatti per cercare di realizzarli”.