Un virus sconosciuto che causa la morte di moltissime persone, nessuna medicina in grado di guarirle, la paura che imperversa tra la popolazione, i ragazzi costretti a segregarsi in casa per evitare di essere contagiati e contagiare; il prezzo da pagare è la noia, trovare il modo di passare il tempo e cercare di distrarsi diventano bisogni primari. No, non è la situazione in cui ci troviamo in questo brutto periodo, ma il contesto della peste del 1348 in cui vengono inserite le dieci giornate del Decameron di Boccaccio. Dieci ragazzi come tanti che, per sfuggire alla peste, decidono di rifugiarsi in una casa in mezzo ai campi, in modo da vivere isolati, potremmo dire “in quarantena”, fino a che la malattia non fosse passata.
Già, ma all’epoca non c’erano cellulari, PlayStation, Netflix, PC, né tanto meno i televisori, perciò quei dieci ragazzi per svagarsi optano per suonare della buona musica, senza l’ausilio di Spotify per ballare e di raccontarsi delle storie che ogni giorno ruotano attorno ad un tema differente e narrate da un ragazzo o una ragazza sempre diversi.
Ma è possibile che con questi semplici passatempi quei ragazzi si divertissero di più degli adolescenti del 2020, costretti all’isolamento a causa del coronavirus? Difficile da credere, noi della classe 3A dell’ITIS Rivoira di Verzuolo dovevamo capire che cosa si provasse a divertirsi con poco. Per questo motivo abbiamo deciso, grazie soprattutto agli spunti fornitici dalla prof. di italiano e viste le numerose analogie del tempo di ieri e di oggi, di creare un piccolo “Decameron ai tempi del Coronavirus”: una raccolta di circa venti novelle ispirate direttamente a delle storie caratteristiche della zona di provenienza di ogni singolo ragazzo, magari tramandate di bocca in bocca per intere generazioni, oppure a delle storie un po’ più famose e conosciute. Le novelle sono racchiuse da una cornice narrativa simile a quella originaria: Sedici ragazzi che fuggono dalla pandemia odierna. Un “esperimento” più che riuscito e che ha entusiasmato l’intera classe, la quale si è trovata d’accordo nel dire che la parte migliore di questo progetto è stata sicuramente il farsi raccontare la storia da un proprio familiare, in modo da passarci insieme un po’ di tempo in serenità, senza pensare per un attimo alla dura situazione vissuta.
Con quest’opera ci proponiamo quindi di regalare a tutti i lettori un momento di leggerezza da condividere anche in famiglia che, perché no, potrebbe riconoscere le storie delle novelle narrate.
Inoltre il consiglio che ci sentiamo di dare è di non rimanere immobili in questa quarantena, di non farsi prendere dalla piattezza di questo periodo, ma di mantenersi attivi e produttivi: leggete, scrivete, ascoltate della musica, fate sport per quanto voi possiate, in modo che questi mesi siano di giovamento per voi e possiate uscire dall’emergenza come delle persone migliori di come ne eravate entrati.